Dal libro ‘’Tiemmeo’’ di Pino Greco - Avis_OrtaNova

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Cari donatori,
 
ci incontriamo tutti i giorni al bar, alla fermata degli autobus, all’ufficio postale, tra gli scaffali di un supermercato, in Chiesa per un matrimonio o un funerale, in spiaggia sotto gli ombrelloni, a mangiare salamine alle feste di paese.
 
Magari su per le scale dello stesso condominio. A volte ci sfioriamo. Addirittura scambiamo due parole. Ma non ci riconosciamo. Non riusciamo a scorgere le tracce di quegli elementi che congiungono i nostri destini. Le probabilità sono minime, lo so, ma non inverosimili.
 
A volte mi viene da pensarci quando mi soffermo a osservare la vita che ci scorre accanto.
 
Sta a vedere, immagino, che il camionista che ho appena sorpassato, o il ciclista che ieri sbuffava sulle Coste o anche questa ragazzona vociante e trafelata, con tanto di passeggino, pargoli e sacchetti della spesa, sta a vedere che tutti questi qui custodiscono nelle vene le stesse cellule, gli stessi globuli bianchi e rossi che ieri pomeriggio mi hanno trasfuso per allungarmi la vita.
 
E’ una sensazione indescrivibile. In una frazione di secondo si annulla la banalità di un contesto materiale e si attinge direttamente al linguaggio dello spirito.
 
Già, perché è vero che il sangue è un aggregato di sostanze chimicamente definibili, ma è anche vero che nel corso del tempo esso è stato percepito come energia vitale, come essenza trascendentale, perfino come identità comune e marchio distintivo di individui, famiglie, comunità, popoli e razze. Non so quanti condividono il valore simbolico di certe definizioni.
 
Sicuramente la pensiamo così tutti quelli che per anni, lungo il difficile percorso impostoci da patologie ematologiche severe, siamo costretti a ricorrere sistematicamente al sangue donato da voi.
 
Decine e decine di sacche.  Da quando ho cominciato le terapie ho perso il conto. Ma non il senso di quel sottile turbamento da cui si è invasi quando il sangue comincia a gocciolare da quell’esile tubicino.
 
E’ in quei momenti che si vorrebbe dare un volto alla generosità di un gesto compiuto in luoghi lontani, sconosciuti. Magari nel placido e appartato anonimato di una domenica mattina. Mentre altri se ne stanno a letto a poltrire o si avviano per un giro in bici o salgono al capanno per frànguei e gardene.
 
Lo sappiamo, siete gente schiva. Appagata dal gesto in sé. Poco propensa a gratificazioni materiali e plausi solenni. Forse siamo destinati a non scambiarci mai un saluto consapevole. A darci una pacca sulla spalla. A bere un calice assieme.
 
Vorremmo tuttavia che si sapesse quanto vi siamo grati per quei giorni, mesi o anni di speranza che  la vostra solidarietà riesce a regalare a noi e ai nostri cari.
 
Con infinita gratitudine.
 
 
Dal libro ‘’Tiemmeo’’ di Pino Greco
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